L’educazione finanziaria, il vero motore nascosto (e sottovalutato) della crescita

Eduzaione finanziaria

di Alessandro Campo

Vogliamo dircelo francamente? Quante opportunità imprenditoriali di crescita vengono soffocate in Italia per mancanza di una solida educazione finanziaria? Immaginiamo per un attimo un Paese in cui ogni imprenditore, armato di competenze finanziarie, sia in grado di trasformare la propria visione in successo. Siamo consapevoli che dietro un’impresa fiorente c’è sempre una solida comprensione a tuttotondo dei numeri e delle logiche della finanza? Da troppi anni Banca d’Italia – insistendo sulle attuali difficoltà delle imprese di prendere decisioni strategiche attraverso appropriati strumenti finanziari – promuove iniziative e programmi per migliorare l’alfabetizzazione finanziaria a vari livelli, con l’obbiettivo di accrescere la consapevolezza in ambito finanziario di risparmiatori e operatori economici. Esiste infatti una stretta correlazione tra il livello di alfabetizzazione finanziaria, l’adozione di comportamenti finanziari virtuosi e la capacità di ripresa e resilienza imprenditoriale ed economica.

Per il nostro Paese, il quadro che emerge dalle ricerche più recenti resta allarmante: la EU Eurobarometer Survey 2024 ci colloca dietro Repubblica Ceca, Slovacchia, Belgio e Irlanda e, sul piano della conoscenza finanziaria a impatto aziendale, registra il 60% degli operatori che si dichiara poco o nulla confident riguardo a strumenti offerti da banche e altri soggetti espressione del mondo dei capitali. Il rapporto Edufin Index 2024 rileva, tra l’altro, un gender gap di cinque punti e un geographical gap tra Nord e Sud di almeno quattro punti percentuali. Anche l’analisi dei livelli di financial literacy tra i giovani, attraverso i dati del programma OCSE-PISA 2022, conferma una situazione critica: gli studenti italiani quindicenni ottengono un punteggio medio di quasi il -10% inferiore della media dei paesi OCSE.

Le piccole e medie imprese (PMI) e le microimprese si trovano spesso ad affrontare sfide importanti a dispetto di una limitata conoscenza finanziaria del management. Oltre agli ostacoli normativi e fiscali, gli imprenditori affrontano quotidianamente prove e sulla risoluzione dei conflitti organizzativi interni, sui processi di approvvigionamento e produzione e sul piano della competitività e della sostenibilità, incontrando difficoltà significative nell’accesso al credito e nella gestione quotidiana del denaro. E un’insufficiente preparazione finanziaria limita oltremodo la capacità di comprendere e utilizzare gli strumenti finanziari – anche alternativi al tradizionale credito bancario – rendendo le aziende particolarmente vulnerabili ai competitors e alle fluttuazioni dei mercati.

Le competenze in campo finanziario aiutano gli imprenditori a valutare rischi e benefici connessi alle strategie di crescita da perseguire e agli strumenti da utilizzare, a comunicare in modo convincente a investitori e banche il proprio modello di business ed il fabbisogno finanziario collegato ai progetti di crescita, a comprendere la complessità dei processi di analisi, e, infine, ad affiancarsi a consulenti qualificati e adatti ai progetti da supportare. Anche perché, da un lato, la dipendenza eccessiva dal credito bancario a breve termine (spesso preferito per la scarsa familiarità con alternative più strutturate) può portare a un elevato livello di indebitamento e a una minore flessibilità finanziaria mentre, dall’altro lato, l’impiego di strumenti finanziari idonei e l’intervento di investitori e finanziatori più strutturati favorisce una migliore managerialità organizzativa e attribuisce un miglior rating del merito creditizio.

La gestione del flusso di cassa rappresenta, poi, un’altra sfida cruciale oggi per le imprese. La difficoltà nel creare e gestire budget efficaci, nell’ottimizzare e nel prevedere potenziali fabbisogni di liquidità, può compromettere la sostenibilità stessa dell’attività aziendale. Una gestione inefficace del flusso di cassa è una delle principali cause di crisi aziendali, in quanto impedisce di far fronte agli oneri finanziari, di pagare i fornitori e di investire nella crescita futura. Nei casi più estremi, la mancanza di competenze finanziarie di base porta spesso a una confusione tra i conti aziendali e quelli personali, rendendo difficile avere una visione chiara della reale situazione finanziaria dell’impresa.

A nostro avviso, strumenti innovativi come l’equity crowdfunding, il venture capital, i club deal, i minibond, il digital banking, introdotti da tempo per facilitare l’accesso al capitale, rimangono spesso sottoutilizzati a causa della mancanza di familiarità e fiducia da parte di chi è chiamato ad assumere decisioni in azienda, privando le PMI di importanti opportunità di crescita e diversificazione delle proprie fonti di finanziamento. La mancanza di una visione a lungo termine, la difficoltà nella pianificazione strategica, nella valutazione delle opportunità di investimento in termini di analisi costi-benefici e di valutazione del rischio-rendimento, rappresentano tutt’oggi una problematica diffusa. Sappiamo davvero cosa è il ritorno dei nostri investimenti, l’IRR, quanto ci costa complessivamente il denaro che reperiamo sul mercato? Senza una pianificazione adeguata si rischia anche di fallire, perché non si è in grado di definire obiettivi chiari, di allocare le risorse in modo efficiente e di adattarsi con le giuste tempistiche ai cambiamenti del mercato.

Ecco perché auspichiamo che il quadro attuale possa e debba soltanto migliorare. La diffusione di una solida educazione finanziaria contribuisce a formare imprenditori più competenti e resilienti: non solo comprensione dei bilanci, ma anche flussi di cassa, analisi dei costi, strumenti di finanza alternativa, pianificazione strategica e controllo di gestione. Tutto al fine di essere capaci di prendere decisioni strategiche efficaci (nuovi investimenti, espansione, posizionamento, gestione delle risorse, etc), di accedere ai finanziamenti in modo più consapevole (perché no, valutando diverse opzioni disponibili e negoziando condizioni più favorevoli), gestire la liquidità dell’azienda e innovare e crescere in modo più sicuro (individuando, ponderando e gestendo rischi e opportunità).

Intendiamoci, dal nostro punto di vista essere imprenditori significa svolgere il mestiere più complesso del mondo. Le attività ordinarie diventano spesso totalizzanti, assorbono tempo, risorse, concentrazione e focus sulla strategia. Ma la valorizzazione del background finanziario consente di ridurre tempi e costi delle attività di conservazione e reperimento dei capitali: facilitando l’accesso al credito, evitando errori di gestione e previsione, mettendosi a riparo da macro-cambiamenti e condizioni avverse dei mercati, cogliendo occasioni di espansione, innovazione o internazionalizzazione nei tempi giusti. Infine, è importante sottolineare i benefici di una solida conoscenza dei parametri per la misurazione costante delle performance aziendali. Diversi studi di Banca d’Italia dimostrano che le competenze finanziarie siano positivamente correlate con redditività, crescita del fatturato, qualità della reportistica finanziaria, gestione del debito e accesso a finanziamenti esterni. 

In definitiva, una solida base di conoscenza finanziaria consente agli imprenditori di prendere decisioni più informate e strategiche, di gestire le risorse in modo più efficiente e di aumentare la resilienza e il successo della propria attività nel lungo termine.

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